IL MELOGRANO, SIMBOLO DEI FATEBENEFRATELLI

Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina
Ambulatorio di Fitoterapia-Intolleranze Alimentari
Responsabile Dr. Marco VISCONTI

Aloe

Menta

Mentha x piperita L. (fam.: Labiatae)

(menta piperita, peppermint)

Botanica: Il genere Mentha (Labiatae o Laminaceae) comprende circa 20 specie, ma, a causa dell’ibridizzazione, esistono molteplici varianti. Una delle varianti più comuni, Mentha x piperita L., viene considerata un ibrido di Mentha spicata L. e Mentha rotundifolia L.. Questa varietà, che quindi si propaga solo per via vegetativa, è una pianta erbacea perenne, con fusto di 50-80 colorato in verde cangiante fino al rosso e caratterizzata da foglie verde scuro ovali-lanceolate con margine seghettato; i fiori, raccolti in spicastri rotondeggianti, sono di colore biancastro o rosato.

Droga: Farmacopea Europea IV Ed.: foglie intere o frammentate di Mentha x piperita; la droga intera deve contenere non meno di 12 mL/kg di olio essenziale, mentre la droga frammentata non ne deve contenere meno di 9 mL/kg. 

Composizione chimica dell’olio essenziale: l’olio essenziale, che rappresenta l,1-3% della droga, è costituito per il 50-60% di mentolo libero, per il 5-15% di esteri del mentolo (acetato, butirrato e valerianato di mentile) e per il 15-20% di carburi terpenici.    

Farmacologia: negli esperimenti in vitro e in vivo, l’olio essenziale sembra esercitare un’azione spasmolitica, agendo direttamente sulla muscolatura liscia.

Tossicologia: sono state osservate nel ratto trattato per 28 giorni con olio essenziale diluito modificazioni istopatologiche a livello della materia bianca del cervelletto alle dosi comprese fra 40 e 100 mg/kg, tuttavia in assenza di segni clinici; a 100 mg/kg (trattamento di 60 giorni) è comparsa nefropatia. Le dosi umane consigliate sono normalmente al di sotto delle dosi tossiche osservate negli studi animali.  

Clinica: gli unici studi nell’uomo sono stati condotti su pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile; questi studi non hanno completamente prodotto l’evidenza dell’efficacia dell’olio essenziale di menta piperita in questa indicazione.

Indicazioni terapeutiche*:
a) uso interno: trattamento sintomatico dei disturbi digestivi, della sindrome dell’intestino irritabile, della tosse e del raffreddore;
b) uso esterno: trattamento della tosse e del raffreddore; trattamento sintomatico dei disturbi reumatici e delle irritazioni della pelle.

Effetti collaterali, controindicazioni, interazioni, precauzioni speciali*: bruciori di stomaco, specialmente in soggetti sofferenti di riflusso esofageo (uso interno); apnea e laringocostrizione per inalazione in individui sensibili; reazioni allergiche negli individui sensibili alla pianta; l’applicazione topica vicino al naso deve essere evitata nei bambini a causa della possibile insorgenza di spasmi bronchiali e alla laringe; da evitare l’uso in pazienti trattati con antiulcera H2-antagonisti, a meno non si tratti di capsule entero-protette; per mancanza di dati, precluso l’impiego in gravidanza.

Dosaggi*:

A) uso interno: 0,2-0,4 mL (diluiti) di olio essenziale 3 volte al giorno per i disturbi digestivi e, in capsule entero-protette, per la sindrome dell’intestino irritabile;

B) inalazione: 3-4 gocce di olio essenziale per applicazione o una formulazione che ne contenga 2-10 mg; uso esterno: come antiprurito, formulazioni liquide o semisolide allo 0,1-1% di olio essenziale; nelle irritazioni della pelle, formulazioni topiche allo 1,25-16%; uso pediatrico (4-12 anni): dosi consigliate per gli adulti proporzionalmente ridotte a seconda del peso e dell’età.

* Secondo Monografie ESCOP.

 

 

Aloe vera (L.) Burm. f., Aloe ferox Mill. (fam.: Liliaceae)

(aloe delle Barbados, aloe vera; aloe del Capo, true aloe)

Botanica: A. vera (sin.: Aloe barbadensis Mill.), originaria dell’Africa Meridionale, è una pianta succulenta erbacea perenne munita di foglie carnose a margine spinoso lunghe 30-50 cm e larghe alla base 10 cm; i fiori sono tubulari di colore giallastro, lunghi 25-35 e organizzati in spighe. A. ferox, originaria invece dell’Africa Settentrionale e successivamente introdotta nelle Antille, è una pianta perenne arborescente munita di un fusto di 2-3 metri di altezza coronato con una rosetta di foglie ovali-lanceolate di 40-60 cm di lunghezza; i fiori riunti a grappolo e di colore dal giallo al rosso sono portati da uno scapo che si eleva dal centro della rosetta.

Droga: A) Farmacopea Italiana X Ed.: succo condensato ed essiccato delle foglie di A. barbadensis Mill. contenente non meno del 28,0% di derivati idrossiantracenici, espressi come barbaloina e calcolati con riferimento alla droga essiccata, oppure succo condensato ed essiccato dele foglie di varie specie di aloe, principalmente di Aloe ferox Mill. e dei suoi ibridi, contenente non meno del 18% di derivati idrossiantracenici, espressi come barbaloina e calcolati con riferimento alla droga essiccata. B) Farmacopea Europea IV Ed.: come Farmacopea Italiana.

Costituzione chimica della droga: i principali costituenti biologicamente attivi sono dei 10-C-glicosidi di aloe-emodina antroni; di questi composti, l’aloina (barbaloina) è quello contenuto in maggiore quantità (si tratta di una miscela degli enantiomeri aloina A (10S) e aloina B (10R)); quantitativamente minoritaria è la 5-idrossialoina A. A. ferox contiene anche l’aloinoside A e l’aloinoside B, che sono dei 10-C- e O-glicosidi dell’aloe-emodina antrone.

Farmacologia: l’aloina A e B, la 5-idrossialoina e gli aloinosidi A e B presenti nella droga non vengono assorbiti nel tratto superiore dell’intestino, ma nel colon vengono idrolizzate dalla flora batterica in metaboliti attivi (il principale è l’aloe-emodina-9-antrone), che stimolano la motilità colonica accelerando il transito in questa parte dell’intestino; inoltre, attraverso meccanismi che probabilmente coinvolgono l’enzima Na+,K+-adenosina trifosfatasi e i canali del cloro, aumentano il contenuto di acqua dell’intestino crasso. 

Tossicologia: la droga e gli estratti della droga non sembrano essere tossici per somministrazione acuta e subcronica (fino a 50 mg/kg/die os di estratto per 12 settimane nel topo); altrettanto dicasi per l’aloina A (fino a 60 mg/kg/die os per 20 settimane nel topo). L’estratto (fino a 1.000 mg/kg os) e l’aloina A (fino a 200 mg/kg os) non  sono risultati embriotossici e teratogeni nel ratto; i risultati dei tests di teratogenicità in vitro e in vivo sono risultati negativi.   

Clinica: la prova dell’efficacia dell’aloe come lassativo deriva dalle esperienze della medicina empirica.

Indicazioni terapeutiche*: trattamento a breve termine della costipazione occasionale.

Effetti collaterali, controindicazioni, interazioni, precauzioni speciali*: possono verificarsi dolori e spasmi intestinali, soprattutto in presenza di colon irritabile. L’aloe è controindicato nella costipazione cronica, in caso di stenosi, ostruzione o atonia dell’intestino, nelle malattie infiammatorie intestinali (morbo di Chron), nella colite ulcerosa, nell’appendicite, in presenza di dolori addominali di origine sconosciuta, negli stati di grave disidratazione e nei bambini al di sotto dei 10 anni. Come nel caso di tutti i lassativi, l’aloe non deve esere usato per più di 2 settimane consecutive (salvo diversa prescrizione medica). L’impiego cronico può causare la pigmentazione del colon (melanosis coli), che peraltro scompare interrompendo il trattamento, e, come avviene per tutti i lassativi che contengono composti antrachinonici, può indurre ipopotassiemia, con conseguenti disfunzioni cardiache e neuromuscolari, albuminuria ed ematuria. L’ipopotassiemia risultante da un impiego cronico dell’aloe può potenziare l’azione dei glicosidi cardioattivi; l’aloe può interagire con i farmaci antiaritmici (per sempio, la chinidina) e il suo impiego assieme a quello di altri farmaci (per esempio, i diuretici tiazidici, gli adrenocorticoidi) e delle sostanze (per esempio, la liquirizia) che consumano potassio può aggravare lo squilibrio elettrolitico. In generale, l’efficacia di tutti i farmaci assunti concomitantemente può risultare ridotta a causa dell’accelerazione del transito intestinale. Poiché molti antranoidi sono genotossici (per esempio, l’aloe-emodina), l’uso dell’aloe nel corso del primo trimestre di gravidanza è sconsigliato; l’uso di questa pianta è da evitare anche durante l’allattamento, perché piccole quantità di metaboliti dei costituenti antrachinonici possono passare nel latte.

Dosaggi*: 10-30 mg/die di idrossiantrachinoni calcolati come barbaloina.                  


* Monografie ESCOP, WHO monographs, vol. 1, 1999